Dopo aver parlato dell’e-Payment e il mondo IoT, nel precedente articolo, nel corso di questo andremo ad approfondire il modo in cui questa modalità di pagamento vada a toccare un nuovo concetto di economia, la machine-to-machine economy con un caso concreto.
VERSO LA MACHINE-TO-MACHINE ECONOMY
Se la meta è la machine-to-machine economy, ovvero un marketplace in cui la connessione tra sensori e device di ogni genere consente transazioni digitali; allora la tecnologia IoT apre un ulteriore scenario, ormai inevitabile.
Infatti, è ormai concreta l’opportunità di connettere una criptovaluta alla tecnologia IoT, garantendo così la stretta relazione tra i dati di effettivo consumo energetico e la corrispettiva transazione di pagamento senza intermediari.
Tutte le transazioni vengono registrate e tracciate all’interno del sistema grazie ad una visione di consenso distribuito.
La complessità di questo paradigma deve affidarsi a network ad hoc e non alle blockchain conosciute, data la loro incapacità di gestire elevati volumi di micropagamenti.
Questa impossibilità sembra sia dovuta alle modalità di ripartizione dei compensi verso le parti coinvolte nel processo e nei pagamenti.
In questo sistema tecnologico di pagamenti, tuttavia, i fattori critici restano le commissioni e la scalabilità, perché nel caso in cui ci fosse una combinazione di elevate commissioni e una lenta verifica delle transazioni, l’adozione del sistema stesso verrebbe disincentivato.
CASE STUDY: IOTA
In questo scenario la differenza è rappresentata da una nuova generazione di moneta digitale, meglio nota come IOTA, la 4° criptovaluta per capitalizzazione in circolazione, che fornisce comunicazioni e forme di pagamento sicure tra device nel contesto dell’internet delle cose.
Nasce come progetto open-source, che prevede un token crittografico, già distribuito e non minabile, rendendo inutili le figure dei miner: quel pool di utenti dedito a minare nuove unità e ad approvare le transazioni delle criptovalute collegate alle diverse blockchain.
La presenza di queste figure, ma soprattutto il loro compito, evidenzia una profonda contraddizione al principio di valuta elettronica dal momento che orienta verso una centralizzazione del controllo delle valute.
Invece con IOTA tutte le unità vengono rilasciate nella fornitura iniziale e per effettuare ogni transazione, è necessario convalidarne altre due attraverso il software a cui si accede al proprio wallet privato. Quindi, questa nuova generazione di token crittografici è fondata sulle concezioni di network decentralizzato e consenso distribuito perché sfrutta il sistema Tangle: un protocollo software basato su grafi aciclici diretti e totalmente diverso dal protocollo blockchain.
Il valore del Tangle è rappresentato dalla possibilità che le transazioni siano processate in parallelo, rendendo IOTA una criptovaluta infinitamente scalabile in modo direttamente proporzionale alla crescita del network.
Il Tangle, inoltre, rimuove la necessità di avere costi di transazione, perciò IOTA costituisce la prima criptovaluta senza fee (commissioni per la transazione) perché tecnicamente tutti gli utenti sono essi stessi miners che effettuano operazioni simili al mining ogni talvolta che richiedono nuove transazioni.
Ciò rende IOTA a tutti gli effetti una moneta digitale decentralizzata.
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